Le Opere
Teatro Electra
STABAT MATER
C’è il dolore della Madre, la disperazione davanti al Figlio morto, una disperazione tale da arrivare a rifiutare di essere Beata pur di non vederlo soffrire, pur di non doverlo seppellire. E poi c’è anche la possibilità, sempre, di una seconda occasione, e magari anche di una terza o di una quarta, perché non è mai finita finché non è davvero finita. C’è tutto questo nei 33 minuti forti, toccanti, potenti, che parlano allo stomaco e al cuore, di cui è composto lo “Stabat mater” di Electra Teatro girato da Giuseppe Tesi e interpretato magistralmente da due attori professionisti, Melania Giglio e Giuseppe Sartori, e da un coro d’eccezione: una decina di detenuti della casa circondariale di Pistoia.
L’IMPERO DEI SENSI DI COLPA
Cosa accade quando una bomba della Seconda Guerra Mondiale viene trovata inesplosa nel quotidiano? Un ordigno che sconvolge le vite dei tre protagonisti della pièce L’impero dei sensi di colpa di Duccio Camerini, portandoli a confrontarsi con dimensioni nomadi ed eremitiche, asociali e denudanti. Come scrive Rodolfo Di Giammarco, la scrittura di Camerini è “al limite di una tenerezza feroce”.
La pièce esplora una tensione interiore, un grido disperato per una libertà tanto desiderata quanto forse impossibile. Il regista Giuseppe Tesi ha tratteggiato i tre protagonisti con intensità e ironia, persi in un’isola lontana che lo spettatore raggiunge solo con empatia.
Amelia, interpretata da Priscilla Baldini, è una giovane donna che vuole vivere appieno la vita. Tiberio, il suo compagno, è interpretato da Henrj Bartolini, un professore disoccupato che si barcamena tra frustrazioni e sogni. Rino, il maledetto spogliarellista, è interpretato da Alessandro Paiano, un attore itinerante che vive tra Italia e Inghilterra.
“No! Tu non puoi spiegare l’aria, perché non la tocchi, non la vedi … di fronte a certe cose, ci spacchiamo in tanti pezzetti …”
Duccio Camerini
JIMMY CREATURA DI SOGNO
È un sogno che genera ossessivamente altri sogni, una forza onirica che attraversa la storia di Jimmy, un racconto fatto della materia di cui sono fatti i sogni.
Parafrasi shakespeariane a parte, il testo forte di Marie Brassard, primo dell’attrice e drammaturga canadese, ha trovato il suo traduttore scenico italiano in Giuseppe Tesi, che questa volta si cimenta con una proposta in cui si compenetrano non la realtà e la fantasia, bensì la sospensione e il tempo incerto fra il fittizio e la concretezza. Anche i sogni hanno vita dura, sembra dirci il regista, costretti come sono a incunearsi nelle pseudo-coppie, ed in specie in quella rappresentata, solo perché sognata, dal parrucchiere-soldato newyorkese, dal generale, Mitchell e dall’attrice. Costei, con la bocca eternamente atteggiata al bacio, sempre inopportuna, sempre inutilmente prorompente, interrompe e invade l’amore dell’omosessuale che si alimenta del disperante sforzo del ricordo. La prospettiva di salvezza è nella madre (Katia Ricciarelli), lucida psicanalista della figlia, e non solo. La mancanza d’amore avvolge come una pellicola l’intero spettacolo, retto da Giulio Maria Corso, giovane promessa del teatro italiano, accostato alla celebre soprano, che si concede al gioco scenico orchestrato da Tesi. Cast, materia drammaturgica e messinscena originali e di interesse. Teresa Megale
L’originalità, l’eleganza, il ritmo. Masolino D’Amico
“Voleva costringermi ad amarla.
Le ho detto: Stai attenta figlia mia. Non si può costringere la gente ad amare. E’ così che scoppiano le guerre. A volte si deve accettare la mancanza d’amore …é una forma di tolleranza.
Tolleranza estrema ma pur sempre tolleranza …”
Marie Brassard